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Il viaggio del giovane Antonio - 9

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Riassunto delle puntate precedenti: Antonio Pacinotti, accompagnato dal fratello Giacinto,  è a Parigi per documentarsi sul Servizio Meteorologico francese, su incarico di Carlo Matteucci. Il direttore del servizio, il prof. Le Verrier, si rifiuta di riceverlo in quanto inviato dal Matteucci. Questi fa allora spedire una lettera dal Ministero della Marina che attesti che Pacinotti è stato incaricato dallo stesso Ministro. La lettera Ministeriale tarda ad arrivare, per cui Antonio e Giacinto, dopo aver visitato laboratori ed officine, decidono di partire per Londra.

Antonio e Giacinto Pacinotti sono ora a Londra,  avendo lasciato Parigi il 26 luglio. Antonio può finalmente dedicarsi al compito affidatogli dal sen. Matteucci, ossia documentarsi sul Servizio Meteorologico londinese e procurare gli strumenti necessari per le stazioni meteo in Italia. Incontra il sig. Babington, responsabile del Servizio Meteorologico presso il Board of Trade di Londra dopo la morte dell’Amm. FitzRoy. Il 29 luglio, dopo appena tre giorni dalla partenza da Parigi, può riferire a Matteucci i risultati delle prime attività.

 

 

In particolare annota alcuni difetti dei barometri che sono stati ordinati presso la ditta Negretti e Zambra.

Nella villa di Caloria (oggi Villa Pacinotti) è conservato un barometro a mercurio, quasi certamente risalente ai tempi di Antonio Pacinotti che presenta il medesimo difetto, ossia quello di avere il pozzetto chiuso all’interno di una scatola in legno, il che rende invisibile il livello del mercurio nel pozzetto: ciò rende impossibile un corretto azzeramento dello strumento, in quanto lo zero deve coincidere con il livello del mercurio nel pozzetto.

Un’altra annotazione riguarda le difficoltà di Pacinotti nell’intavolare una conversazione con il sig. Babington, visto che Antonio ha una conoscenza men che rudimentale della lingua inglese: perciò si risolverà a formulare le domande per iscritto chiedendo a Mr. Babington di rispondere allo stesso modo.

Ciò si tradurrà in una autentica fortuna per noi, in quanto domande e risposte scritte sono pervenute fino a noi, insieme con le lettere che stiamo a poco a poco pubblicando.

Questo il contenuto della lettera:

Londra 29 luglio 1865

Chiarissimo Sig.re Prof

Sono stato a trovare il sig.re Negretti ed il sig.re Babington.

Dal sig.re Negretti ho visto alcuni dei 70 barometri a mercurio, essi non sono ancora tutti ultimati perché il Negretti ha fatto di nuovo le piastrelle metalliche che portan le divisioni per scrivervi sopra le indicazioni in italiano. I termometri e gli psicrometri son già a Greenwich, gli aneroidi non gli manda a Greenwich perché ritiene che sia affatto necessario di compararli in Italia ed a fine di viaggio. In quanto agli anemometri il Negretti ha preparato 6 anemometri Robinson.

Del modo di imballare gli strumenti mi ha detto che pensa di fare 20 cassette separate contenenti ciascuna una serie, cioè un termometro un igrometro un barometro, e che di tutti gli aneroidi farebbe una cassa separata richiedendo essi più cura, e di esser comparati.

Tornerò dal Negretti ed anche cercherò di andare a Greenwich;

Là avevo sperato di potermi presentare al sig.re Airy con una lettera che il Prof Donati mi disse di inviarmi a Parigi, ma pare che il Donati si sia poi dimenticato di scriverla [1].

Per dir la verità i barometri come stanno ora non mi piacciono. In essi il pozzetto è una scatola di bossolo masticata al tubo con il fondo costituito da una pelle. Questa scatola non ha fori e la pressione atmosferica non può agire prontamente che sulla pelle; di più non vi è modo di veder il livello nel pozzetto. Le variazioni che il peso del mercurio e l’umidità potranno introdurre sulla estensione della pelle che costituisce il fondo mobile renderanno inutile qualunque comparazione; insomma se non vi sarà modo di vedere il livello libero nel pozzetto non mi pare che tali strumenti potranno dirsi barometri.

Tornando dal Sig.re Negretti sentirò se è possibile che gli riduca in modo che soddisfino a questa condizione. Il Sig.re Babington è una ottima persona, esso mi ha detto che cercherà di fare per me quanto è possibile.

Una difficoltà non piccola trovo a conversare con lui, egli intende a parlargli in francese, ma risponde in inglese e per volerlo capire ho dovuto pregarlo a voler scrivere le sue risposte.

Cercherò di fare il possibile per abituarmi a intendere la lingua inglese parlata, che mi è assai più indigesta di quella scritta. Il mio indirizzo è 34, Dean Street, Soho Square.

Gradisca i saluti miei e di mio fratello. Mi voglia tenere sempre pel suo Obbtissimo Affetmo

   An_

[1] In realtà il prof Giovan Battista Donati non si era affatto dimenticato di scrivere la lettera: tra le carte ritrovate nella Villa Pacinotti a Caloria vi è anche la lettera in questione. Il fatto che sia rimasta ai Pacinotti fa supporre che fosse arrivata a Parigi dopo la partenza per Londra e che l'abbiano trovata a Parigi al loro ritorno, quando ormai non serviva più.

Il seguito alla prossima puntata